Le Olimpiadi di Tokyo si sono concluse e l’Italia ha superato ogni aspettativa totalizzando 40 medaglie (10🥇, 10🥈 e 20🥉).
Nonostante l’ottimo risultato raggiunto, molti dei nostri giornali hanno pensato di rilegare le notizie degli atleti olimpici alle ultime pagine dal momento che le prime erano occupate da Lukako e Messi.
Per lo meno apprezzo la coerenza, la stessa coerenza che non inserisce notizie dei mondiali di nuoto, di quelli di atletica o di altri sport “minori”.
Sono stato il primo a tifare l’Italia agli europei e a festeggiarne la vittoria, però questa egemonia del mondo calcistico inizia ad essere davvero pesante.
(Non dimentichiamo anche che per gli Europei sono state infrante le regole per il contenimento del Covid-19: stadi affollati, numerose file, quarantene violate e tanto altro. Alle Olimpiadi di Tokyo le regole di distanziamento, uso della mascherina e dell’assenza di pubblico, invece, sono sempre state rispettate).
Detto questo, devo ammettere che le Olimpiadi superano sempre qualunque manifestazione sportiva perché dietro gli atleti ci sono uomini e donne, ci sono storie e vite di persone che ce l’hanno fatta.
C’è Tom Daley, il tuffatore britannico, che lavora a maglia per vendere i suoi prodotti e con il loro ricavato sostiene associazioni LGBT e la ricerca sul cancro al cervello, malattia che ha portato via sua padre quando era un bambino.
C’è Laurel Hubbard, atleta neozelandese, che ha dovuto combattere contro gli attacchi per il fatto di essere una persona transgender.
C’è Jordan Windle, tuffatore statunitense nato in Cambogia, che è stato adottato da suo padre il tuffatore Jerry Windle, dichiaratamente omosessuale.
C’è Paola Egonu, la pallavolista fuoriclasse attaccata da giornali e politici perché italiana di colore e omosessuale.
C’è Quan Hongchan che a soli 14 anni ha ottenuto un meritatissimo oro nei tuffi. Con il ricavato della medaglia pagherà le cure per la madre malata di cancro.
C’è Fausto Desalu, ragazzo italiano di origine nigeriana cresciuto dalla madre. Un madre che non ha potuto partecipare alla trasmissione Rai in cui parlavano dell’oro ottenuto dal figlio perché doveva lavorare come badante. L’umiltà e il duro lavoro che caratterizzano donne forti, una donna come la mamma di Fausto.
C’è Simone Biles. La fenomenale atleta che si è ritirata perché non riusciva a superare i “demoni” che la tormentavano e ha avuto il coraggio di ammetterlo. Un coraggio non apprezzato da vari giornali che l’hanno definita debole. Eppure Simone ha deciso di partecipare all’ultima gara e, oltre a vincere il bronzo, ha superato i suoi demoni.
C’è Federica Pellegrini che ha disputato la sua quinta finale olimpica rendendo tutti gli italiani orgogliosi dei suoi risultati.
C’è Aldo Montano che a 42 anni vince la medaglia d’argento.
C’è Massimo Spano che vince la marcia maschile 20km, di cui i giornali hanno dovuto sottolineare che è “un musulmano convertito per amore”.
C’è Marcell Jacobs che è l’uomo più veloce del mondo.
Ce ne ne sono tanti, tantissimi altri di atleti e di storie da raccontare. C’è un mondo di emozioni dietro ogni singola gara olimpica. Un’olimpiade che ha dimostrato come l’Italia stia cambiando e che ormai anche la nostra stampa (per non parlare della politica) non riesce più stare al passo con i tempi.
L’Italia è quella rappresentata da giovani ragazzi provenienti da nord e sud, nati e non in Italia da genitori italiani e non, liberi di amare chi vogliono senza barriere dettate dalla religione, dal razzismo o dall’omofobia.
È un’Italia bellissima. Grazie ragazzi e ragazze, non solo per le medaglie.