Stiamo assistendo ad un susseguirsi di nuove leggi, con un contenuto intrinseco illiberale che ci ricordano molto il ventennio e che allora erano definite “fascistissime” e che oggi potremmo definirle “melonianissime”:

Con il DPR 13 giugno 2023, n. 81, che ha modificato il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, sono stati introdotti nuovi e più forti limiti alle libertà dei lavoratori della PA.

Con la riforma Nordio, L. n. 114 del 2024( legge bavaglio)  è stato modificato l’art. 114 c.p.p., limitando le intercettazioni, e questa limitazione, a detta di tutti gli esperti della materia, è “un grave limite alle indagini e soprattutto per l’individuazione dei reati dei cosiddetti colletti bianchi ( del potere), ma è anche una menomazione alla libertà di informazione dei cittadini”.

Con il decreto legge n. 92 del 2024 e successivamente, soprattutto, con l’approvazione definitiva del d.d.l. n. 1718, del 10 luglio 2024, siamo di fronte ad una riforma incisiva dei delitti dei P.U. ( il potere) contro la P.A., nell’ambito della quale spicca indubbiamente l’abrogazione dell’abuso d’ufficio.

Le micidiali novità combinate con questi tre provvedimenti, costituiscono un formidabile e ampio bavaglio che può servire per garantire a questo governo di destra destra l’effettivo comando sul paese, ma che di conseguenza determinano una inaccettabile ed effettiva limitazione delle libertà dei cittadini, che ci avvicinano sempre di più alle democrazie illiberali alla Orban ( vedi Ungheria).

Il governo Meloni con il DPR 81/2923 ha modificato il DPR 62/2013, prevedendo uno strumento di controllo e di repressione per l’utilizzo dei social da parte dei dipendenti pubblici, ( i social forse unico strumento ancora totalmente sotto controllo del potere) viene imposta una sorta di censura che ricorda le leggi cosiddette fascistissime, introducendo, in particolare, con le nuove leggi melonianissime una sezione dedicata all’utilizzo dei social network per tutelare l’immagine della PA, che nasconde un preoccupante strumento di repressione illiberale sui dipendenti, che si vuole mettere a tacere.

Non si stabilisce nulla in particolare per i politici che ricoprono cariche elettive nella PA, come se con il loro comportamento non potessero danneggiare l’immagine della PA, mentre si arriva a stabilire, inoltre, lo svolgimento di un ciclo di formazione sui temi dell’etica pubblica e del comportamento etico per i neoassunti, la cui durata e intensità sono proporzionate al grado di responsabilità. L’etica per la nuova dottrina meloniana, sembra che debbano averla solo i sottoposti e non certo i capi!

Nel nostro paese non sono purtroppo una novità queste leggi illiberali, infatti, sembrano proprio la riproposizione di qualcosa di già conosciuto cento anni addietro. Nel leggere questi provvedimenti legislativi melonianissimi ci viene alla memoria e vi vogliamo ricordare che tra le leggi fascistissime troviamo la Legge 24 dicembre 1925, n. 2300 (“Dispensa dal servizio dei funzionari dello Stato”) che attribuiva la facoltà da parte del governo di, “fino al 31 dicembre 1926, di dispensare dal servizio, anche all’infuori dei casi preveduti dalle leggi vigenti, i funzionari, impiegati ed agenti di ogni ordine e grado civili e militari, dipendenti da qualsiasi Amministrazione dello Stato, che, per ragioni di manifestazioni compiute in ufficio o fuori di ufficio, non diano piena garanzia di un fedele adempimento dei loro doveri o si pongano in condizioni di incompatibilità con le generali direttive politiche del Governo”.

In base a questa norma il governo di Benito Mussolini poteva dispensare dal servizio funzionari, impiegati e agenti pubblici le cui opinioni siano contrarie al regime e alla politica generale del governo. Forse anche oggi si mira ad un Identico obbiettivo con le nuove leggi “melonianissime”.

Il fascismo controllava totalmente l’informazione, per fare la propaganda al regime e estendere a dismisura il suo consenso, che, infatti, poi portò al disastro della guerra. La carta stampata di fatto era sotto controllo del regime fascista, e in più il 40%, più o meno, della popolazione era analfabeta, ed era facile da condizionare. Il fascismo pretendeva dai dirigenti della PA fedeltà è devozione al Duce, e in cambio molto spesso gli garantiva l’impunità per le loro malefatte, è noto che il ventennio fu caratterizzato da corruzione, malaffare e interessi personali dei potenti di turno, e il tutto proprio in danno della pubblica amministrazione e dei beni comuni che a volte venivano destinati a uso personale più che a quello pubblico.

Il fascismo per comandare esercitava un controllo totale sui dipendenti pubblici, su tutta la macchina amministrativa, e questo proprio per evitare che da dentro la PA poteva uscire fuori informazioni su cosa effettivamente succedeva, ovvero, le corruttele, le sopraffazioni, le appropriazioni indebite e gli abusi del potere che quotidianamente perpetrava. Nessuno doveva sapere la realtà.

Oggi i mezzi di comunicazione sono molti di più, oltre la carta stampata ci sono le Tv, c’è la rete con le varie piattaforme online e ci sono i social. Quindi non è facile un controllo totale dei media e dei mezzi di comunicazione. Il governo Meloni, con l’occupazione della Rai (telemeloni), la ovvia vicinanza di Mediaset e tutti i giornali di destra che si prestano alla propaganda meloniana, riesce ad esercitare un forte controllo sull’informazione del paese. Un ulteriore condizionamento del potere sull’editoria è garantito dai contributi dello stato che spesso sono l’unico mezzo per sopravvivere di tante testate. Poi altro capitolo fondamentale per il controllo dei media, è la pubblicità delle società partecipate dallo stato e dagli enti locali, che possono ulteriormente condizionare l’informazione.

Per tacer dei vari tentativi di delegittimare gli altri poteri dello Stato, la magistratura, e soprattutto di limitare il potere e sottomettendoli di tutti quei contrappesi al potere, previsti dalla costituzione, come voler imporre alla Corte Costituzionale un proprio uomo di fiducia e fedele al governo.

Il governo Meloni proprio in considerazione dell’evidente obbiettivo di comandare e non di governare ha bisogno di esercitare un controllo ferreo su tutto l’apparato della PA, così da poter ben orientare dall’alto tutta la società, e così portare avanti il suo progetto fascistoide e illiberale. Questo sciagurato progetto meloniano, per evitare contestazioni e malessere generale, ha necessità di tenere nascosto al paese, il più possibile, qualunque fatto o vicenda che eventualmente veda i suoi fedeli politici coinvolti in atti di corruzione, peculato, etc. insomma coinvolti nel solito malaffare della casta, dei pubblici ufficiali fedeli al potere ma non alla legge.

In questo progetto diventa fondamentale la limitazione, per chi indaga, dell’uso delle intercettazioni, così da rendere più difficile per la Giustizia di beccare i colletti bianchi con le mani nella marmellata e, poi, e, soprattutto, che il popolo venga a conoscere il loro contenuto.

Il governo Meloni vuole comandare e per comandare ha bisogno di funzionari e dirigenti della PA ( a concorso o eletti) con opinioni non contrarie alle sue, che gli garantiscono la catena di comando fino all’ultimo cittadino, e di cui si può fidare, infatti, vengono scelti tutti nel loro cerchio magico, e così facendo non c’è sicuramente una selezione per il merito. Il governo sa benissimo che i suoi fedelissimi, spesso lo sono solo per interesse personale ( sete di potere, di soldi e di voglia di arrampicarsi nella società) non certo per un progetto ideale condiviso.

Immaginiamo che nessuno di loro può credere che un ritorno nostalgico ad un disegno così drammaticamente fallito ( il fascismo … anche se attualizzato) oggi possa costituire un progetto ideale per il futuro.

In un paese in crisi economica da anni come l’Italia, spesso fare politica è un mezzo per arricchirsi personalmente, e questo purtroppo è molto trasversale. Con una politica senza partiti ma solo con capi di pseudo partiti personali, il rischio, che quando questi capi prendono il potere, poi facciano di tutto per non lasciarlo più, è concreto, e ce ne stiamo rendendo conto chiaramente oggi.

Questo rischio diventa ancora più effettivo quando chi è al potere non vuole guardare al futuro, al progresso, ad una società in cui non esistano discriminazioni ma solo uguaglianze e diritti per tutti, nessuno escluso.

Questa deriva fascistoide e illiberale “meloniana” deve essere fermata subito, e si può bloccare solo ed esclusivamente con l’impegno di tutti noi, e proprio dal basso, dai cittadini comuni, da coloro che rispettano la legge, le regole, e che hanno un etica e una morale pubblica spiccata. Un etica democratica. Perché la parte maggioritaria del paese vuole vivere in una democrazia liberale e non accetta che le conquiste civili, sociali ed economiche siano messe a rischio dal potente di turno.

I giovani, le minoranze, le donne e la parte delle persone meno ignoranti degli italiani, quei soggetti meno pervasi dalla cosiddetta “cattiveria”, insomma, la parte migliore degli italiani, la gente che crede nel cambiamento, nel futuro e nel progresso, non può accettare di perdere i diritti così faticosamente conquistati dai nostri nonni, dai nostri genitori e da noi, e non deve più rimanere indifferente a questa deriva che ci coinvolge tutti ed è davanti ai nostri occhi quotidianamente.

Dal basso deve partire un movimento di lotta per il cambiamento, per il progresso e per la conservazione dei diritti acquisiti e per aggiungerne altri e impedire che ci vengano tolte le libertà conquistate, che si ripiombi nel medioevo con il ritorno alle discriminazioni accettate e volute anche dallo stato, insomma nessuno di noi vuole vivere in un paese come l’Ungheria di Orban.

I partiti dell’opposizione a questo governo, i corpi intermedi e le istituzioni indipendenti non sembrano volersi opporre veramente a questa deriva illiberale per la nostra democrazia, quindi, gente svegliamoci noi singoli individui che non ci rassegniamo, e anche grazie ai social organizziamoci e dal basso, iniziamo a farci sentire e con il nostro impegno, impediamogli di realizzare questo progetto fascistoide e illiberale, ne va del nostro futuro e della qualità della vita umana. Viva la democrazia liberale.