Nel 2024, ad Arezzo, già 21 aziende hanno subito una rapina, con grande allarme e preoccupazione per gli operatori del settore.
Prima di tutto vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutti quegli imprenditori rapinati, che tanto faticano e tanta ricchezza creano per il nostro territorio, e che si vedono distruggere il loro impegno di anni, in una notte, da queste bande di criminali, che devono essere fermati ad ogni costo, perché è veramente inaccettabile che ciò avvenga nella nostra società. Questi criminali mettono a rischio la convivenza civile e democratica.
Nella nostra nazione è notorio che esiste una economia sommersa, che tale fenomeno e capillarmente esteso su tutto il territorio, quindi anche ad Arezzo, e con questo sia chiaro non vogliamo né insinuare, né immaginare che nella aziende rapinate vi fosse un attività sommersa, perché noi non conosciamo nessuna delle sfortunate, e a noi non risulta nulla in merito, per noi le vittime hanno tutte solo ed esclusivamente attività limpide ed emerse.
Ma proviamo insieme ad immaginare che domani venga rapinata, invece, una azienda con attività anche sommersa, questa sicuramente subisce un danno doppio, infatti gli verrà sottratto sia l’ufficiale , sia il sommerso, perché i rapinatori non fanno distinzione, ma la copertura assicurativa sarà solo per il bianco. Non solo, magari il metallo, non ufficiale, che era presente in azienda era in conto lavorazione, e in questo caso il danno per il “nero”, come si sul dire, lo subisce un terzo, suo malgrado, non coinvolto nel teatro della rapina.
In passato pare ci siano stati casi di cosiddetti “furti riparatori”, soprattutto quando era in voga il prestito d’uso del metallo. Se le perdite accumulate lo avevano polverizzato, qualcuno poteva essere tentato da simulare un furto così da fare restituire il metallo alla banca, dalla compagnia d’assicurazione. I curatori fallimentari spesso si sono travati di fronte a vicende di questo tipo. Ma lo abbiamo ricordato solo perché successo nel passato, non certo per l’attualità. Infatti e di nuovo noi non sappiamo nulla e non abbiamo motivo per dubitare che qualcosa di simile si sia ripetuto in queste rapine recenti. Anche perché oramai il prestito d’uso ha un ruolo limitato.
Queste rapine cosi reiterate nel tempo, con magro bottino, hanno suscitato un pò di curiosità in tutti coloro che conoscono meglio il settore. Nel proseguo dell’articolo cerchiamo di ragionare insieme a voi dandovi il nostro punto di vista, che è uno, che è il nostro, che non è detto che sia quello giusto. Poi ragioneremo anche su delle suggestioni sentite.
Ad Arezzo si è sempre parlato di distretto orafo, dando per implicito che qui si lavora il metallo giallo quello più prezioso. Ma dalle denunce delle aziende rapinate emerge che molte sono state derubate del metallo molto meno prezioso, l’argento. In effetti con il prezzo attuale dell’oro sono poche le aziende che sono nella condizione finanziaria per poterlo lavorare, e così commercializzare i gioielli con quel metallo. Qui ad Arezzo, oramai da molti anni , si lavora prevalentemente l’ottone e l’acciaio per realizzare accessori per la moda, e il bronzo e l’argento per realizzare bigiotteria varia.
Ci pare che del distretto orafo c’è rimasto solo il nome. Questo cambiamento è stato possibile anche grazie all’arrivo qui, negli ultimi anni, dei tanti lavoratori di origine del sud est asiatico, che hanno determinato progressivamente una riduzione del costo delle lavorazioni e della manifattura, rendendo competitivo, a livello globale, i prodotti in metallo meno prezioso e in particolare l’ottone aretino.
Questa competitività del prodotto in ottone, bronzo o argento aretino è stata ottenuta non con ingenti investimenti nell’aumento della produttività, con la modernizzazione, la digitalizzazione e/o la robotizzazione dei processi produttivi, ma al contrario continuando ad usare le vecchie fabbriche (anni 70/80) con i vecchi e pochi macchinari meccanici presenti, e impiegando sempre un maggior numero di lavoratori, che con la loro manualità garantiscono un prodotto di qualità e a basso costo.
Poi recentemente, si sono interessati a questo settore locale anche i media nazionale, e possiamo dire che non è emersa una gradevole e bella immagine di Arezzo, per le condizioni di lavoro nel distretto. Infatti nei servizi si parla di caporalato, di diritti dei lavoratori negati o grandemente affievoliti, e queste discriminazioni ci fanno intuire che più di qualcuno, forse è poco equipaggiato in termini di etica democratica e non ci riferiamo solo a chi ha origini straniere.
Venendo alle rapine, l’argento oggi più o meno vale una cifra vicina all’euro al grammo, quindi, un quintale di argento puro vale circa centomila euro. Da quanto si apprende dai media dalle denunce dei rapinati sulle quantità si parla all’incirca di chilogrammi e/o pochi quintali ogni volta. Non possiamo dimenticare che il valore di realizzo per i delinquenti sarà nettamente inferiore, insomma, non facciamo fatica ad immaginare che i ricettatori non glielo pagheranno al valore di quotazione ufficiale, questo ci pare ovvio. E allora quanto ricavano effettivamente da queste rapine? Immaginiamo molto poco.
Abbiamo visto scene da film, visori militari e assalto con blocco delle strade d’accesso con mezzi precedentemente rubati in zona, insomma una grande organizzazione criminale di mezzi e di uomini, che può essere giustificata solo ed esclusivamente dall’attesa di realizzare un enorme bottino ( non qualche migliaio di euro a testa, considerato il numero del gruppo di rapinatori), a noi così pare oppure qualcosa ci sfugge.
Si può immaginare che questi criminali siano disposti a rischiare così tanto per così poco? O ci sbagliamo e il rischio non è cosi alto? Ci chiediamo il perché non si siano resi conto, dopo 21 colpi, che in queste aziende, c’è solo qualche chilo o quintale d’argento? Veramente ci pare curioso e non riusciamo a capire perché continuano ad organizzare nuovi colpi , pur sapendo che i rischi aumentano, vista l’attenzione mediatica e l’arrivo di ulteriori forze dell’ordine, per realizzare infine così poco bottino.
Quindi, se così è, e l’apparenza non inganna, vuol dire che questi criminali sono proprio disperati? Così tanto da rischiare grosso per pochi migliaia di euro a testa? Allora è veramente allarmante la situazione, c’è da immaginare che non si salverà più nulla e nessuno a meno che non si militarizzi tutta la provincia.
Oppure c’è qualcosa che non conosciamo di queste vicende, e che potrebbe essere meglio non fare emergere. Come precisato in premessa, noi non sappiamo niente in merito ma ci facciamo, e vi vogliamo fare semplicemente delle riflessioni.
A noi sembrano poco plausibile “le rapine su commissione”, come la suggestione di alcuni suggerisce: ad esempio che i committenti possano essere industrie militari o simili che necessitano di argento. Ma l’argento si trova facilmente e ovunque, non è un metallo raro, e se non tutti possono andare a comprarlo puro in un banco metalli, si trova in gran quantità anche nei negozi di casalinghi, nelle argenterie per la casa, nei negozi di antiquariato etc. ed è molto facile fondere questi oggetti e recuperare il metallo puro (obiettivamente si corrono molti meno rischi che andare a rapinarlo!) e il mercato delle armi è ricchissimo.
I corpi intermedi che rappresentano i datori di lavoro chiedono a gran voce più sicurezza per le loro aziende, vogliono più personale delle forze dell’ordine dal ministero degli interni per scongiurare nuove rapine. Insomma, chiedono legittimamente alla collettività di farsi carico della sicurezza dei loro rappresentati. E’ giusto e doveroso garantire la sicurezza a tutti e sempre. Anche agli orafi o argentieri che siano.
Nella denegata ipotesi, e che noi non vogliamo qui sostenere, ma solo per fare due parole, ovvero che qualcosa possa essere poco trasparente , sia sulle quantità, che sulla qualità della refurtiva e sulle modalità, allora però noi riteniamo che ci potrebbe essere un problema di etica democratica prima, e poi, anche, si renderebbero le indagini, per individuare e fermare i criminali, molto più difficili.
Non vogliamo nemmeno pensare o insinuare che ci possa essere un economia sommersa nel settore, ne null’altro, ma in genere questa nasce e si giustifica solo ed esclusivamente per un interesse personale di chi la realizza e la gestisce, e in danno dell’interesse collettivo. L’evasione delle imposte e dei tributi in questo paese vale oltre cento miliardi ogni anno di minori entrate per lo Stato, con i danni che ne conseguono. Anche discriminare i lavoratori, affievolendo fino a farli scomparire i loro diritti e una dimostrazione di mancanza di etica democratica molto grave, poi per una democrazia fondata sul lavoro, come la nostra. Così come coprire le perdite private, pagandole con i risarcimenti, é un modo per farle pagare alla collettività, infatti le assicurazioni poi aumentano i premi a tutti (è un principio generale, di nuovo e per correttezza, non ci riferiamo a quanto sta avvenendo nel distretto in questo periodo).
Non vogliamo criminalizzare nessuno, ma dobbiamo tutti tendere sempre di più verso la legalità. I corpi intermedi di categoria , magari invece di cercare di nascondere la polvere sotto il tappeto, ( se polvere ce ne è) forse dovrebbero fare una riflessione, un’analisi seria e approfondita proprio in relazione al livello di equipaggiamento in termini di etica democratica del loro settore nel complessivo, compreso le condizione dei lavoratori dipendenti dei tersisti.
Oltre al fatto che un’eventuale militarizzazione del territorio sarà a carico della collettività, ovvero di coloro che le tasse le pagano, ed è lapalissiano che il sommerso se esiste è solo ed esclusivamente per non pagarle. Questa incoerenza significa non essere ben equipaggiati in termini di etica democratica, non rendersi conto che una collettività il collante lo trova nel patto sociale tra tutti, nel rispetto di tutte le regole democratiche, nel rispetto delle leggi.
Infine ci auguriamo che queste rapine finiscano e non si abbiamo più a ripetere, e ci si possa occupare d’altro, come ad esempio: meglio programmare, nel distretto orafo aretino, l’applicazione dell’intelligenza artificiale ai processi produttivi, i vantaggi della digitalizzazione abbinata all’ automazione, oltre alla crescita dimensionale delle singole realtà, etc etc.
La politica eviti di utilizzare questo dramma per farsi propaganda, promettendo ciò che non può poi realizzare in termini di sicurezza. E magari si informi e cerchi di conoscere meglio questa importante realtà locale e anche in termini etici.
Tutti ci dobbiamo occupare di cosa sta succedendo nel distretto orafo aretino, oltre ai fatti di cronaca, perché l’economia di Arezzo si basa, prima di tutto, sulla ricchezza prodotta da questo comparto, non certo dalla città del natale. Non chiudiamo gli occhi davanti alle difficoltà contingenti e magari, poi, impegniamoci fattivamente, ognuno per la propria parte, per stimolare tutti gli attori a raggiungere la legalità massima possibile. L’equipaggiamento, in ognuno di noi, in termini di etica democratica dovrebbe permettere a tutta la collettività di crescere in armonia, di stare meglio tutti e di raggiungere obbiettivi migliori e auspicabili per ogni individuo che qui vive.
Rispettiamo tutti le regole che democraticamente ci siamo dati e se sono sbagliate chiediamo alla politica di modificarle. Non cerchiamo sempre le scappatoie più facili, ma che alla fine presentano il conto a tutti.