Con Il rinvio a giudizio è iniziato il processo vero e proprio al Sindaco Ghinelli, all’assessore Merelli, al presidente di Estra Macrì e agli altri otto illustri imputati. Il processo è stato disposto questa mattina dal giudice dell’udienza preliminare Dott. Claudio Lara, che ha deciso di non prosciogliere gli undici imputati illustri e che venissero condannati gli altri due che avevano ammesso le loro responsabilità e scelto un rito alternativo.
E’ la prima volta, per questa città, che un sindaco in carica è imputato in un processo penale per reati contro la pubblica amministrazione.
Non può non essere preso nella giusta considerazione il fatto che le indagini della Procura aretina e le relative richieste di rinvio a giudizio dei tredici imputati abbiamo superato un primo vaglio giudiziario, quello di un Giudice terzo, quello del GUP Lara di questa mattina.
Il legislatore ha introdotto la Legge Severino, nel nostro ordinamento, che prevede in caso di condanna in primo grado, per reati gravi come quelli per cui è imputato il sindaco, l’immediata decadenza dalle cariche istituzionali ricoperte, così ha voluto anticipare l’estromissione senza attendere i tre gradi di giudizio, perché evidentemente viene meno quel presupposto imprescindibile (la fiducia) per poter svolgere le funzioni pubbliche elettive. Insomma, l’ordinamento nel contemperamento tra la presunzione di innocenza ( il cosiddetto garantismo fino al terzo grado di giudizio) e la necessità di non avere condannati nelle istituzioni ha scelto la seconda.
Il Gup questa mattina per undici imputati ( tra cui Ghinelli, Macrì e Merelli) non ha emesso una sentenza di primo grado, questo va ribadito per correttezza, ma aperto il processo a loro carico, mentre ha emesso sentenza per due degli originari 13 coimputati, ovvero, per Staderini e per Bigiarini che hanno ammesso le loro responsabilità e hanno scelto un rito alternativo e il secondo ha anche restituito a Coingas il maltorto.
La Procura per Staderini aveva chiesto il rinvio a giudizio, oggi il Giudice Lara lo ha condannato a due anni ( con i benefici di legge) per il reato di peculato commesso in concorso con Rason e Macrì, e per un altro reato , abuso d’ufficio, commesso in concorso con Ghinelli e sempre con Macrì.
Il concorso di persone nel reato è disciplinato all’art. 110 c.p., che stabilisce che “ quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita”.
Oggi Staderini è stato condannato a due anni con i benefici di legge perché ha collaborato e chiesto e ottenuto un rito alternativo, che già di suo prevede una riduzione della pena. Pertanto gli altri imputati non avendo scelto un rito alternativo non potranno beneficiare di questa riduzione di legge qualora vengano condannati. Questo per chi non è esperto della materia e per chiarire che non stiamo parlando di reati bagattellari ma di crimini che oltra a determinare la decadenza già in primo grado ( per la Severino) prevedono pene che vanno ben oltre il beneficio della condizionale ( due anni) sempre che non abbiamo già utilizzato questo beneficio.
Nessuno vuole anticipare condanne che competono solo ed esclusivamente ai giudici, quindi, se Ghinelli non ritiene di dimettersi è nel pieno dei suoi diritti. Mentre se arriva la condanna di primo grado per la Severino decade automaticamente.
Con questi presupposti processuali, con le due condanne già emesse, con la legge Severino vigente il sindaco ( ora imputato) può essere in condizione psicologica di bene svolgere la propria funzione in una città capoluogo di provincia, in un momento così drammatico per la pandemia e non solo?
Un conto è sapere che si ha un mandato per cui rimangono ancora 4 anni davanti, altro è non sapere se e quando si può essere condannati e decadere. Ripetiamo nessuno vuole emettere condanne ma il sindaco come può programmare la sua attività istituzionale fino alla fine del suo mandato in queste condizioni, senza compromettere le legittime aspettative dei suoi centomila concittadini?
E’ notorio che il sindaco in questo secondo mandato tiene una nuova famiglia, per sua stessa affermazione, che lo vede molto impegnato nella stessa e molto assente nell’amministrazione della città.
Gli aretini hanno votato Ghinelli non la sua vice Tanti e se il sindaco ritiene che la stessa sia capace e in grado di amministrare, al suo posto, come già ora sta facendo nelle sue assenze, e come dovrà’ fare nel caso si arrivi alla decadenza, perché condannato in primo grado , perché non sottoporre la stessa prima possibile al giudizio degli elettori?
Diamo la possibilità alla vice Tanti di uscire da questo ruolo subalterno e di supplenza. Il sindaco si può dimettere subito e impegnare a sostenerla nelle prossime e imminenti elezioni amministrative. Così Arezzo potrà avere un sindaco legittimato dal voto popolare, un sindaco nel pieno delle sue funzioni, un sindaco sempre presente, una sindaca libera che non deve affrontare processi, che sicuramente bene potrà svolgere la sua carica elettiva, se eletta.
Perché non dare questa opportunità ad una persona ( la Tanti) che fino ad oggi ha dimostrato fedeltà, dedizione e molta stima verso il suo sindaco?
Arezzo non può rimanere altri quattro anni in queste condizioni.