Alessandro Ghinelli firma il decreto con il quale provvede a restituire le deleghe alle “società partecipate”  all’assessore Alberto Merelli. Quest’ultimo in passato aveva già tali deleghe, poi passata a Chierici durante il procedimento giudiziario per il caso Coingas nel quale Merelli era imputato.

Ribadiamo e precisiamo che il Dott. Alberto Merelli è stato assolto con formula piena dal giudice penale del Tribunale di Arezzo. Quindi, gli sono state conferite legittimamente le deleghe, non c’erano impedimenti di natura giuridica. Ma ci chiediamo e chiediamo a nostri lettori, se i fatti emersi e conosciuti nel processo, devono essere sottoposti ad un giudizio politico/etico, oppure no?

Secondo noi si, vediamo perché.

Le intercettazioni telefoniche, del processo Coingas, sono pubbliche e ognuno le può valutare e nello specifico la famosa telefonata tra l’assessore Merelli e l’Avv. Olivetti Rason, condannato in primo grado per peculato ai danni proprio di una partecipata, in cui il secondo ebbe a dire al primo:

… ” A NOI CHE CE NE FREGA, SIAMO PIENI DI DONNE, SIAMO PIENI DI SOLDI, CHE CAZZO CE NE FREGA, VERO O NO? POI CI S’HA COINGAS SCUSA E VUOI METTERE?”..

Ci sembra pacifico che tale telefonata un problema di etica politica lo pone.

Perché per rappresentare e amministrare le istituzioni, prima di tutto, bisogna dare prova della propria morale, della propria etica/politica e, quindi, del proprio attaccamento alle stesse, del senso di rispetto dei beni comuni, che, ricordiamocelo sono di tutti, e chi amministra è chiamato a gestirli nell’interesse comune/generale e non particolare.

Ma evidentemente per la destra non esiste una questione etica della politica, la destra così facendo sembra voler dare ogni giorno la prova dell’assoluta mancanza di etica/politica, di morale e del rispetto delle istituzioni.

La destra sembra voler affermare che si può dire e fare qualunque cosa, tanto visto che loro sono garantisti e lo sono fino al terzo grado di giudizio, o a sentenza passata in giudicato, e, inoltre, confidando, anche, sull’inefficienza e incapacità della giustizia di portare a termine i processi, sembrano voler escludere/evitare la necessità di un giudizio etico e politico, che, invece, spetta a tutti i cittadini, ed è necessario e alternativo a quello giuridico, che compete solo ai giudici.

Dobbiamo fissarcelo bene in testa che la Procura, prima, e il Tribunale, poi, accertano solo ed esclusivamente le eventuali responsabilità giuridiche, tipizzate dal codice penale, e null’altro, nessuna valutazione etica/politica.

Mentre l’etica pubblica, per chi vuole fare politica, prima di tutto, deve essere un valore imprescindibile, un valore civico, morale e culturale, che va individuato nel senso civico comune del rispetto degli altri, nell’etica di ogni individuo e nei propri ideali e idee politiche.

Deve sempre essere chiaro che nel caso di assoluzione penale, non è implicito o scontato il giudizio positivo di etica/politica, di quei fatti accertati giuridicamente, perché questa valutazione non è dei giudici, e non può esserlo mai, ma compete ai politici, ad ognuno di noi, ad ogni cittadino, ad ogni contribuente e a tutta la società civile.

Insomma oramai i nostri politici sono riusciti a fare credere alla massa che, quando un colletto bianco e un politico, sono assolti, non lo sono solo penalmente, ma con tale sentenza, per loro, la decisione del giudice ha un valore di indulgenza plenaria, a tutto tondo, quindi compresa l’etica politica.

No non è così, non può essere così, non deve essere così, quei fatti, quelle parole, anche se c’è stata l’assoluzione penale, continuano ad avere un significato etico/politico e lo rappresentano a tutti noi, quindi, anche se c’è un’assoluzione penale, è necessaria un’attenta analisi etica/politica degli stessi, e, soprattutto, quando chi li ha commessi svolge la funzione di politico e ricopre cariche elettive pubbliche.

Comunque Arezzo è amministrata dalla destra, lo sappiamo da tanto, e nel prendere atto della scelta fatta dal sindaco, di affidare all’assessore Merelli di nuovo le deleghe alle società partecipate, auspichiamo almeno che l’assessore, delegato, ci rassicuri pubblicamente, che, telefonate come quelle di cui sopra non abbiano a ripetersi; ma, se non si può chiedere tanto, speriamo anche solo in una sua presa di distanza, postuma, da quelle affermazioni, fatte dal suo interlocutore telefonico, che, oltretutto parlava al plurale, e, che, è stato anche condannato in primo grado per peculato, proprio a danno di una partecipata dal comune di Arezzo.