Una presentazione di lista e un intervento deciso di fronte ad una sala che ha fatto fatica a contenere tutti gli intervenuti. Così il sindaco di Cortona Luciano Meoni ha annunciato la sua ricandidatura in vista delle elezioni amministrative dell’8 e del 9 giugno prossimi.
Un intervento, quello di Meoni, che oltre ad essere un manifesto elettorale è un vero e proprio atto di guerra a quella destra aretina, in cui lui sembra non riconoscersi più, e che a suo dire è caratterizzata solo dalla mala politica, dalla sete di potere, dalle contropartite nelle partecipate e dall’ interesse personale a guadagnare propio con la politica, insomma una destra senza etica pubblica.
Infatti, le sue parole sono inequivocabili: “non vogliamo fare guidare Cortona a menti malate di Arezzo, e il sindaco ci deve mettere la faccia, non si fa come ad Arezzo, dove invece di Ghinelli si vede la Tanti, che però non è il sindaco… a Cortona devono comandare i cortonesi , questa storia che ci sono le contropartite per le partecipate dove si infila la moglie lo zio e il parente e inaccettabile deve finire …. io con la politica non ho guadagnato un euro e invece c’è qualcuno che con la politica ha guadagnato anche parecchio “…
Dalle parole di Meoni si capisce la sua distanza dagli aretini e da quel modo di fare politica, secondo lui, della destra provinciale, a questo punto si profila una vera e propria sfida ideologica e politica a destra, che va aldilà dei personalismi ma investe la concezione stessa di come si interpreta la funzione pubblica e l’etica della politica.
Per Meoni la politica va fatta con spirito di servizio, per gli altri e non per se stessi, come sembra denunciare nel suo comizio, secondo lui c’è bisogno di etica pubblica, di politica con forti valori etici, insomma, se dalle parole si passa hai fatti nelle sue liste sicuramente non ci sarà posto per arrampicatori sociali senza scrupoli e disposti a tutto, ne di persone che si aspettano contropartite.
Una denuncia forte , questa di Meoni, che non si è sentita levare mai nemmeno dalle opposizioni alla destra aretina, forse perché il consociativismo e le logiche spartitorie albergano nella grande parte della politica locale, destra o sinistra che sia.